Sono trascorsi più di 70 anni dall’apparizione di questo film, ma il titolo sembra davvero esprimere la sua modernità. Infatti ancora oggi ci fa sorridere e riflettere, ma soprattutto ci diverte. Nonostante noi siamo una generazione abituata ad effetti speciali super-tecnologici, rimaniamo stupiti durante la scena in cui Charlot, nome d’arte di Charlie Chaplin, sui pattini, balla a occhi bendati con una leggerezza che ci affascina, senza accorgersi del pericolo di cadere nel vuoto.
Questo film di Charlie Chaplin è stato proiettato il 5 febbraio 1936 in piena crisi economica alla soglia della seconda guerra mondiale. Sue sono la sceneggiatura, la regia e le musiche oltre all’interpretazione magistrale basata sull’espressione mimica. Anche se il suono aveva fatto la sua comparsa nel 1929, egli scelse il “muto” ma questo non ha tolto niente all’incisività della storia, anche questa sua.
Charlie Chaplin nacque a Londra il 15 aprile 1889 da una coppia di artisti. Visse la sua adolescenza tra la morte del giovane padre alcolizzato e la folle madre che entrava ed usciva continuamente dal manicomio; rimase così orfano insieme al fratello Sidney. Dopo aver ricevuto un’istruzione regolare all’orfanotrofio, all’età di 14 anni iniziò a fare parecchi lavori: dal barbiere all’operaio al commesso. Dal 1907 iniziò la sua avventura negli USA dove sarebbe diventato l’uomo di spettacolo più geniale che la storia ricordi.
Nel
1914 nasce il più famoso personaggio di Chaplin ovvero il vagabondo gentleman
senza casa, ma con un’impressionante presenza scenica e un’eccezionale
capacità di esprimere tutti i suoi sentimenti attraverso le espressioni del
viso. Negli anni successivi Chaplin ci regala successi come La febbre
dell’oro del 1925 e Luci della città del 1931. Poi negli anni
’40 esce Il grande dittatore e più tardi, nel 1952, Luci della
ribalta.
Dopo quarant’anni di successi, la sua vita divenne un inferno: fu braccato dall’FBI, durante la Guerra Fredda, con l’accusa di avere simpatie per il comunismo; alla fine fu scagionato e tornò con la sua quarta moglie in Europa. Nel 1972 Hollywood gli attribuì l’Oscar per la sua prestigiosa carriera e quella fu l’ultima volta che tornò in America. Infatti il 25 dicembre del 1977, all’età di 88 anni, Charlie Chaplin morì nel sonno nella sua residenza in Svizzera.
Noi pensiamo che Tempi moderni sia un film molto significativo perché racconta un periodo molto critico della storia, fatto di tensioni sociali, di duri contrasti tra borghesia e proletariato e di difficili condizioni di lavoro degli operai in fabbrica. Tutto questo viene sdrammatizzato da Charlot che trova il modo di far ridere in modo grottesco, come quando viene letteralmente inghiottito dagli ingranaggi della catena di montaggio, forse la scena più indimenticabile del film.
È un film che regala chiaramente un messaggio di speranza grazie alla scena finale dove i due protagonisti, carichi di problemi ma molto innamorati, si avviano lungo un viale illuminato dai tiepidi raggi del sole che sorge. Questa è una bellissima metafora: il lungo viale rappresenta il futuro, mentre il sole ne rappresenta la lucentezza.
Martina
B. 3C & Angelica R. 3A