Immigrazione e razzismo

I ragazzi di 3^A discutono e riflettono su un tema di grande attualità

Non sono razzista perché sto studiando la storia. Quante volte le persone usano parole senza saperne il significato? Razzismo, diversità, immigrazione e scontro, vogliamo sempre parlare di questi discorsi, ma sappiamo realmente quello che è successo prima che noi tutti nascessimo? Penso proprio di no perché per parlare ed esporre la propria opinione su argomenti così complessi bisognerebbe conoscere la storia, averla studiata passaggio dopo passaggio e capire perché c’è l’immigrazione. Forse non tutti riescono a comprendere che è stata appunto essa a portarci a essere come oggi. Le persone molte volte si fanno condizionare e non riescono a dire la loro opinione. Questo spesso succede anche a me, non riesco a mettermi contro tutti e quindi li seguo; in realtà è un ragionamento sbagliato perché soprattutto su questo argomento è giusto esporre la propria idea e farsi sentire, ognuno di noi ha il diritto di parlare, ma sempre sapendo le cose e non sparando cavolate a raffica senza essere informati delle notizie.

Per esempio tutti sappiamo che cento anni fa milioni di Italiani emigrarono nelle Americhe per trovare un lavoro che in Italia non c’era: oggi l’Italia è un paese dove arrivano migliaia di immigrati dai paesi poveri del Terzo Mondo e allora perché quando emigravamo noi tutto andava bene e adesso che emigra gente povera in cerca di una vita migliore sembra sbagliato? Non riesco a capire perché non sembra la stessa cosa, è lo stesso identico ragionamento: come potevamo noi, adesso possono loro e il fatto che rubino il lavoro a qualcun altro è solo un luogo comune; infatti gli unici impieghi che si possono permettere sono alzarsi alle 6 per pulire le strade oppure lavorare in nero. È vero, qualcuno ruba da mangiare nei negozi oppure chiede un’offerta, ma solo perché soffre e ha bisogno di vivere, mangiare e tenere su una famiglia.

Quindi le domande che mi faccio spesso sono: Perché non possono vivere discretamente e avere un buon lavoro come noi? Non sono uguali a noi? Non hanno i nostri stessi diritti? Magari non sono nati nel nostro stesso paese, ma questo cosa significa? L’Italia deve accogliere tutti che siamo neri, di cultura diversa, con religione diversa ecc… Basta un attimo di ragionamento e un pizzico di sensibilità per capire le altre persone, serve un po’ di rispetto, non è difficile, ce l’ho fatta anche io. Una volta ero contro gli immigrati, ora non lo sono più perché mi sono ricreduta. Non mi succede spesso perché di solito voglio sempre aver ragione, ma grazie all’aiuto dei miei genitori e alle informazioni che ho avuto, sono riuscita a dirmi che avevo sbagliato e che in realtà non era come credevo.

Certo, gli immigrati quando vengono nel nostro paese devono seguire le nostre leggi, ma se fin dall’inizio noi non li rispettiamo come possiamo pretendere che rispettino il nostro paese? Sono contenta che se ne parli a scuola perché è importante per noi capire il fenomeno dell’immigrazione. Il nostro professore è stato molto disponibile: a lui dà fastidio che le persone si facciano condizionare. A me non piacciono le persone che generalizzano, cioè che pensano che tutti gli immigrati siano uguali e rubino il lavoro. Ma chi realmente mette in testa queste cose? Forse la tv oppure le persone che si condizionano a vicenda. Una volta non era così, si riusciva meglio ad esprimere la propria opinione, invece adesso è più difficile, come è successo nel dibattito che abbiamo fatto in classe un paio di settimane fa. Da questo sono usciti molti discorsi e eravamo divisi in tre parti. Alcuni compagni che, come me, non sono razzisti cercavano di difendere gli immigrati, contro quei pochi che si dichiaravano razzisti, mentre tanti non parlavano e non esprimevano il loro parere, forse per paura o perché non volevano esporre la loro idea, anche se alla fine si è capito che la pensano come questi ultimi.

Il fatto che non sapessero motivare le loro forme di razzismo e sapessero solo dire che odiano i neri o che vogliono bruciare i rom mi ha fatto rafforzare nella mia idea: si credono furbi a dire queste cose? Credono di fare discorsi sensati? Spero vivamente che scherzino. Io sono contenta di non essere l’unica a non essere razzista in classe: non dico di aver ragione, però almeno so dare una motivazione a quello che penso.

Facendo il punto della situazione, la causa principale dell’immigrazione è che c’è differenza tra i paesi poveri e quelli ricchi. Di conseguenza gli abitanti del paesi poveri emigrano in quelli più ricchi per cercare un lavoro, anche se, in questo periodo, la crisi c’è ovunque. Credo che sia giusto che le persone cerchino un impiego in un modo o nell’altro, anche andando in paesi dove forse è difficile trovarlo come qui in Italia, dove i pregiudizi sono tanti, accompagnati dalla paura dello straniero. È normale che tutti, all’inizio, abbiano un po’ di paura dello “sconosciuto”, ma di certo non bisogna avere contro di lui troppi pregiudizi che vanno solo ad alimentare idee razziste.

Il razzismo, di questi tempi, è molto frequente soprattutto in tv. Tutti i giorni al telegiornale si sente parlare di forme di razzismo, di gente che picchia una persona down perché sa che non può reagire oppure di deficienti che ammazzano un ragazzo o una ragazza solo perché è diverso da loro. Certe volte penso che siamo arrivati al limite, ma poi vedo che questo limite viene superato da fatti ancora più gravi.

Si continua a disprezzare la gente di altri paesi quando invece ci sarebbero molte cose da imparare da loro: conoscerne la cultura, la religione, vedere come vivono, sapere le loro abitudini e altre cose. Pochi, però, si interessano di conoscere queste persone perché hanno i paraocchi e vedono solo bianco o nero, in questo caso unicamente il bianco della razza. Ma questo è un ragionamento giusto? Comportarsi da superiori, credere di essere più grandi e intelligenti quando, invece, siamo tutti uguali? Ammetto che esistono le persone che vengono qui a uccidere, a fare male alla gente o a rubare e queste persone sono solo da rimandare al loro paese, ma sono tutti così? Perché bisogna chiudere le porte del nostro paese e non far entrare nessuno? Si sta meglio da soli? Penso proprio di no. Incominciamo a conoscere la storia, cerchiamo di guardare le persone sconosciute da un altro punto di vista e soprattutto ogni giorno facciamo un po’ di posto anche agli altri. Cerchiamo di avere un minimo di sensibilità e rispetto, questa è la soluzione più efficace che possa esistere.

Chiara A.

 

Cento anni fa milioni di italiani emigrarono nelle Americhe per trovare un lavoro che in Italia non c’era; oggi in Italia arrivano migliaia di emigrati. Essi pur di raggiungere il “bel paese” viaggiano in condizioni disumane. Il luogo più colpito è Lampedusa dove si sono create forti tensioni tra gli autoctoni e gli immigrati, poiché i primi non sono più disposti a sopportare continui arrivi di un numero sempre maggiore di persone.

Io credo che i flussi migratori si possono fermare se in tutti i paesi gli uomini avessero condizioni migliori per loro e le rispettive famiglie. Le storie raccontate nel libro “Il ponte sugli oceani” mi hanno dato importanti nozioni sul fenomeno dell’immigrazione, anche se c’è da tener conto che i fatti risalgono a 100 anni fa!!!

Mi sono sembrate invece più convincenti le discussioni in classe dove sono sorti molti problemi come la difficoltà di ottenere il permesso di soggiorno, i lavori umilianti che devono fare gli immigrati ed il razzismo. Quest’ultimo è ormai presente in tutti i paesi, soprattutto quelli più colpiti dall’immigrazione: tutto nasce dal rifiuto verso la diversità , dall’idea di essere l’unica  razza possibile e che dobbiamo dominare e civilizzare obbligatoriamente gli altri popoli ritenuti inferiori.

Talvolta i mass-media, i giornali e le radio pubblicizzano l’idea che noi siamo i migliori, dando notizie che parlano di stupri, omicidi, rapine... ad opera di stranieri, aumentando il disprezzo  verso di loro a danno della gente onesta che arriva per lavorare regolarmente. L’incontro-scontro tra le culture può essere a volte positivo, ma altre volte negativo, come nella striscia di Gaza dove le forti tensioni sono sfociate in una sanguinosa guerra civile per il dominio della zona.

Io penso che le recenti leggi sul rimpatrio attuate dal governo siano una cosa giusta poiché, vista la crisi recente, non possiamo diventare un mistico paese delle meraviglie.. In sintesi la mia idea è “STOP all’immigrazione!”. Per questo mio pensiero sono visto come un razzista, filofascista, uno di estrema destra... la mia è solo un abbozzo di idea, la mia idea personale me la costruirò con il tempo; e poi non mi sembra che anche gli altri la pensino in modo così diverso rispetto al mio.

Enrico C.

  

Mi ricordo quando per la prima volta ho sentito la parola “stranieri”. Mi avevano detto che mia mamma in Italia era straniera (è portoghese): non sono riuscito subito a capire il significato della parola, ma mi sembrava che avesse qualcosa di strano rispetto alle altre, come se dividesse le persone. A quel tempo avevo 3-4 anni e ora mi è chiaro il significato della parola: la vedo come un dato che serve solo per formalità.

Eppure oggi, ogni giorno, si sentono in giro (dalla gente, dai giornali, dalla tv…) fatti scandalosi, di persone che hanno fatto questo e quest’altro; adesso quello che i mass-media raccontano in giro è: “Rumeno stupra giovane donna italiana indifesa”. Quello che stupisce a un’osservazione più attenta è che c’è scritto “rumeno”, allora questo vuol dire, che oggi si identifica una persona in base alla nazionalità: se uno è rumeno è stupratore, se uno è albanese è un ladro…; quindi si intenderà che se uno è italiano è mafioso.

Inoltre la cosa che sorprende è che sia i mezzi di informazione, sia la politica fanno pressione “sul problema” dell’immigrazione. Se ci fosse stato scritto: “uomo (italiano) stupra giovane donna indifesa”. Be’, in tal caso se ne sarebbe parlato di meno in televisione, mentre in giro avremmo sentito dire che non l’ha fatto per cattiveria, ma perché… voleva darle una prova d’amore.

Io penso che il giudizio su una persona non debba minimamente essere influenzato dalla nazionalità o dall’origine (nord-sud), anzi dovrebbe essere più specifico e basato sul carattere, sulle usanze e sulle questioni che investono quella popolazione, etnia o gruppo. Ovviamente anche la mia “filosofia” avrà dei difetti. Infatti è difficile fare a meno di avere un pregiudizio su una persona. Ad esempio, recentemente in una conversazione con i miei genitori mio padre mi ha detto: “Guarda, io sono una persona rispettosa, però devo confessare che davanti a uno del sud o uno straniero, non mi sento proprio a mio “agio”, diciamo che sono un po’ diffidente e sto più attento”. Ora è ammissibile che uno sia un po’ riguardoso, ma questo non significa che gli Italiani o, in generale, i paesi sviluppati del Nord abbiano il diritto di segregare gli immigrati perché di fatti, anche se non in modo esplicito, lo fanno.

Oltretutto è irritante un certo modo di scusarsi: “Eh… ma non era in regola, era un clandestino!”, “Eh… ma i marocchini vengono qui pensando di fregarci il lavoro!”, “Ha fatto una rapina in un negozio, diamogli l’ergastolo!”

Queste affermazioni, non fanno altro che dimostrare l’ignoranza e l’egocentrismo delle persone le quali devono accettare il fatto che la società è in continuo cambiamento e con essa l’economia. Il sistema capitalista non può certo funzionare solo con i computer! Vorrei ben vedere, quale sarebbe la percentuale di gente, che lavorerebbe nelle fabbriche, nelle miniere o nelle piantagioni a condizioni inumane e a salari minimi, se tutti gli immigrati e i lavoratori in nero (perché anche questo è un problema irrisolto)  improvvisamente non ci fossero più.

In giro si dice che la libertà e la salute sono un bene comune, ma proprio qui viene spontanea una domanda: “Comune a chi?”. Se si interviene alla fine del problema, è abbastanza elementare che non si arriva molto lontano. Secondo me, bisognerebbe che i paesi sviluppati del Nord, i quali non mancano certo di risorse finanziarie, si impegnassero nel migliorare le condizioni dei paesi del Terzo Mondo senza pensare ossessionatamene ad arricchirsi.

Alessandro G.