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Ma ora
vediamo le tre arche maggiori, cominciando da quella di Cangrande, morto subito
dopo la presa di Treviso nel 1329. L'autore è Giovanni di Rigino. L'arca di Cangrande,
che si trova fuori del recinto, sormonta la porta d'ingresso laterale della chiesa di
Santa Maria Antica. Il sarcofago sostiene il letto su cui giace il signore. Il tutto è
protetto da un padiglione che si apre ad arco trilobo ed è sormontato da un pinnacolo
piramidale tronco, quasi una tenda da campo, sovrastato dalla statua equestre di
Cangrande, armato e sorridente (questa statua però è una copia, l'originale infatti è
conservato a Castelvecchio). Il sarcofago, sorretto da quattro cani coronati portastemma,
è decorato da scene scolpite a bassorilievo di carattere storico che illustrano le
imprese del condottiero vittorioso contro le città venete, la sua nomina a vicario
imperiale e il corteo funebre che reca la salma del defunto da Treviso a Verona. Da notare
nell'immagine a cavallo la vitale espressione di Cangrande vivo, vittorioso e
aggressivamente lieto .
Nel chiuso
recinto delle Arche si ammira sulla sinistra quella aerea ed imponente di Mastino II
che fece elevare quella di Cangrande e, insieme, la propria, quando egli era ancora
felicemente in vita.Il sepolcro di Mastino sorge completamente pensile, come una palafitta sorretta da quattro colonne. Il padiglione è ampio, quadrato, disposto su due piani entro cui circola l'aria. Dai quattro archi trilobati il sarcofago è completamente visibile con i suoi bassorilievi che mostrano varie storie bibliche. La volta che lo sovrasta è dipinta a stelle d'oro come un cielo aperto. La statua equestre in alto ci mostra un cavaliere, nascosto nell'impenetrabile armatura, quasi a formare un solo corpo mostruoso. Così Mastino II, uomo più da intrighi diplomatici che da scontri campali, si fa raffigurare negli anni che vanno dal 1340 al 1350. Delle cancellate che chiudono il recinto una sola è autentica: quella che sta attorno all'arca di Mastino II dove il motivo della scala che si ripete assomiglia al ricamo di una stoffa preziosa. Sui quattro pilastri d'angolo erano poste le quattro virtù conservate oggi a Castelvecchio. La terza arca, quella di Cansignorio, di forma esagonale, è la meno veronese delle tre: e infatti porta la firma di Bonino da Campione (che lavorò anche al duomo di Milano) il quale la realizzò intorno al 1375 su ordine di Cansignorio, forse trascinato dal precedente esempio di Mastino II. L'arca, sostenuta da colonne, è certamente la più fastosa delle tre: popolata di santi, angeli, guerrieri, re, virtù e apostoli e arricchita da tabernacoli, capitelli, stemmi, croci, pinnacoli, elmi col cimiero dal cane alato, nell'insieme sembra un grande gioco di traforo, fin troppo elaborato e prezioso. La statua equestre ci mostra Cansignorio ritto, impalato in sella ad un cavallo senza gualdrappa e lui stesso non porta l'elmo da combattimento: sembra un freddo manichino su un immobile cavallo da giostra. Subito dietro le Arche Scaligere, si trova la cosidetta Casa di Romeo |