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Nel nome del progresso?

 La mania del progresso è cominciata con l’invenzione della macchina a vapore, poi è continuata con la Seconda Rivoluzione Industriale con varie scoperte, alcune fondamentali come l’elettricità, i vaccini e l’anestesia, altre più superflue come il fonografo e altre ancora che velocizzano i rapporti tra le persone e gli spostamenti, come il telefono e l’automobile. Si riscoprono scienze come la chimica e nuovi materiali e fonti di energia, come l’acciaio e il petrolio. Dopo tutte queste innovazioni il progresso non si è fermato, anzi oggi c’è la corsa al futuro, la ricerca delle comodità e di cose superflue o inutili.

La cosa più positiva del progresso, oltre che l’aumento del benessere, è la ricerca sanitaria e scientifica che amplia la conoscenza dell’uomo e allunga le sue speranze di vita. Il progresso però aumenta anche la sete di potere, l’avidità e l’egoismo, ma in fondo il progresso cos’è? E’ la ricerca dell’uomo di una vita sempre più comoda e priva di difficoltà, che però costa cara ad altri uomini perché comporta guerre scatenate per l’accaparramento delle materie prime, colonizzazione di intere popolazioni che vengono sterminate, sfruttamento di lavoratori ed operai considerati macchine da lavoro, distruzione di boschi, laghi, fiumi, mari e monti inquinati dalle industrie. Tutto questo… nel nome del progresso, una parola che dà un senso di utilità, ma allo stesso tempo di distruzione. Penso che nessuno all’inizio di questa corsa frenetica considerasse l’idea di questa degenerazione del progresso.

Molti film sono stati girati e molti testi sono stati scritti sull’argomento, prendiamo come esempio il film di Charlie Chaplin “Tempi Moderni”. E’ un film ironico che tratta un argomento più che serio: l’alienazione dell’uomo davanti alla macchina e soprattutto il fatto di diventare parte della macchina, questo è uno dei maggiori problemi del nostro tempo perché si tratta dell’eliminazione dell’umanità dell’individuo, un rischio pericolosissimo.

C’è della gente che vede il progresso come un evento positivo e che considera accettabile il suo costo umano e ambientale; altri invece dicono che il progresso è una cosa negativa. Io non ho una posizione precisa: sono progressista, ma allo stesso tempo oppositore per il costo umano e ambientale, insomma io sostengo un tipo di progresso che abbia solo dei lati positivi. In conclusione credo che non si possa dare un giudizio definitivo sul progresso perché esso comporta lati positivi e negativi, sta di fatto che la maggior parte dei Paesi occidentali o industrializzati lo sta praticando, facendo soffrire molte popolazioni dei Paesi più poveri per dare felicità ai popoli che vivono nei paesi “progrediti”.

Leonardo

Numero 2
maggio 2005