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Le mura di Gallieno

Nel quadro di una serie di opere per difendere la città di Verona, l’imperatore Gallieno decise di cingere la città con nuove mura. La costruzione della nuova cinta muraria avvenne in pochissimo tempo: dal 3 aprile al 4 dicembre del 265 d.C., poco più di sette mesi per una muraglia lunga 1300 metri circa e alta all’incirca 12 metri. 

Questa fretta era dovuta al fatto che oramai i barbari erano alle porte e già erano penetrati una volta nella Pianura Padana (l’imperatore Gallieno li aveva sconfitti alle porte di Milano). Bisognava quindi difendere la città di Verona che, trovandosi allo sbocco della Val d’Adige, sarebbe stata la prima città ad essere attaccata dai barbari. Perciò era necessario fare in fretta, anche utilizzando materiale di fortuna (marmi di qualche monumento, ma soprattutto ciottoli di fiume e tufo).

Rimangono pochi resti di queste mura: in via Diaz (dove su alcuni marmi sono visibili iscrizioni latine e sculture) e soprattutto dietro l’Arena (dove si trova il tratto meglio conservato).

Le mura ebbero un ruolo ben preciso, cioè difendere la parte centrale del centro urbano, compresa l’Arena con la sua importanza strategica, sia come difesa, sia come base di offesa contro eventuali assedianti. L’Arena dunque venne inglobata entro la nuova cinta, mentre ne furono esclusi i quartieri periferici della città, troppo estesi per essere adeguatamente protetti.

Le mura di Gallieno ricalcavano il precedente tracciato difensivo rispetto al quale furono avanzate di circa otto metri. Dopo aver racchiuso la porta dei Borsari, la cui fronte esterna sporgeva dalle mura repubblicane per 5,70 metri, le mura proseguivano (se ne vedono dei resti in vicolo del Guasto e in Corte Farina) lungo via San Nicolò fino all’angolo della chiesa omonima. Da quel punto partiva un segmento di mura, diretto verso l’Arena, che circondava completamente l’anfiteatro, seguendone la curva a una distanza costante di 13 metri. Le mura riprendevano poi il loro andamento pressocché rettilineo nell’attuale piazza Mura di Gallieno fino a giungere all’Adige, restando sempre parallele alla cinta precedente e inglobando il corpo della porta dei Leoni. Tranne le due porte principali, che rimasero in funzione, gli altri accessi alla città, aperti nel passato, furono sbarrati per evidenti ragioni di difesa.